RECENSIONE CECITA' DI JOSE' SARAMAGO

Salve a tutti lettori anonimi, vi è mai capitato che qualcuno vi imponga di leggere un libro? Penso di si, sopratutto nel periodo scolastico, dove puntualmente l'insegnante di italiano vi assegnava come compiti per le vacanze uno di quei classici romanzi che nessuno vorrebbe leggere.
Sono la prima a dire che imporre un libro da leggere ha i suoi pro e i suoi contro: da una parte può allontanare una persona dal mondo dei libri, ma dall'altro ci può far scoprire letture significative e interessanti che di nostra spontanea volontà non avremmo mai preso in considerazione; nel mio caso attuale, è la seconda opzione che si è avverata.
Come lettura di sociologia generale, il docente universitario aveva assegnato a noi studenti la lettura del romanzo Cecità di José Saramago, un libro sentito nominare, ma mai preso in considerazione. Proprio grazie a questo "obbligo" ho potuto scoprire un libro molto avvincente, che in questi giorni, dove il Coronavirus sta mettendo in difficoltà il nostro paese, ci fa ricordare come un'epidemia può diventare uno stato dell'essere.



Titolo: Cecità
Titolo originale: Ensaio sobre a cegueria
Lingua originale: Portoghese
Data di pubblicazione: 1995- edizione universale economica Feltrinelli maggio 2010
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Rita Desti
Prezzo: €9.50
In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.

Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.”

Inizia così il romanzo di Saramago, che grazie agli occhi sani della moglie di un medico, ci accompagneranno in questa lettura ambientata in un tempo indefinito, in un luogo non precisato, in cui, improvvisamente, a causa di un’inspiegabile epidemia la popolazione si ritrova cieca, e abbagliata da un’intensa luce bianca descritta come un “mare di latte”.
In questo contesto la realtà coinvolge uomini e donne che non vedono, a causa di una particolare cecità ben lontana da quella che intendiamo solitamente. Una malattia ignota, mai vista, che porta i personaggi in un bianco candido, rendendo la cecità ancora più spaventosa dalle comuni ombre nere. Altra particolare caratteristica di questa malattia inspiegabile, è il contagio veloce e ignoto, che in poco tempo si evolve in un'epidemia a livello mondiale, costringendo il governo a prendere misure restrittive molto estreme, quasi ai limiti di una dittatura. Ormai, non era più importante il tratto significativo di ogni persona, in quanto chiunque fosse stato nel passato, doveva essere isolato e rinchiuso, se contagiato, in una particolare struttura definita dal governo, per tutelare le persone ancora non infette; ma tutto ciò sarà veramente abbastanza?

Io mi sento di fare tanti complimenti all'autore José Saramago, che ha avuto una capacità pazzesca nel trasportarci e coinvolgerci pienamente nella quotidianità, nei pensieri, nella follia e nelle difficoltà dei personaggi coinvolti nel corso della lettura, tant'è che sembrava di stare con loro, in quel manicomio esistenziale fin troppo assurdo.

Una lettura al quanto cruda e di forte impatto, ma sopratutto direi realistica, che vede al centro dell'attenzione una società prima sconosciuta, che per un avvenimento tragico si trova a riscoprire la forza dell'unione, in seguito a un cambiamento completo e profondo di ogni persona che la compone; anche se ci sono forme di pensiero diverse e opposte che cercano di convivere o di sottomettersi alla legge del più forte o del più furbo, alla fine dei conti non aveva così importanza, in quanto tutti erano sulla stessa barca, e solo con la parità e l'unione si poteva uscire da una situazione così grande.

Altro aspetto da evidenziare è la scelta stilistica al quanto particolare: già dalle prime righe potremmo accorgerci che manca la punteggiatura, sopratutto nei vari dialoghi presenti all'interno del libro, creando sia un testo scorrevole, sia caotico, perché non sempre si riesce a capire con quale tono o accento il personaggio sta parlando o esprimendo il proprio pensiero. Però questa scelta devo dire che è molto coerente con la situazione in cui ci troviamo, dove a regnare sono la confusione e il caos, e quindi penso che l'autore ha deciso di mettere più enfasi a questo aspetto anche nella scrittura dei dialoghi e pensieri dei personaggi.
Altra caratteristica insolita è la scelta di non usare i nomi di battesimo dei personaggi perché ritenuti superflui, ma solo alcune caratteristiche fisiche o sociali per identificarle, come “la moglie” o “la ragazza dagli occhiali scuri”. Questa scelta, per molti (me compresa), sembra nascondere il desiderio dell’autore di fare in modo che il lettore si identifichi in qualcuno di questi personaggi e provi a ragionare su suoi possibili comportamenti in una situazione critica come quella descritta in Cecità.
Questo rende il libro estremamente interessante, utile per una riflessione e un'analisi personale che scava a fondo nel proprio subconscio, fino a chiedersi cosa avremmo fatto o come avremmo reagito in una situazione simile.

Un romanzo che mette alla luce aspetti quali il potere, l'indifferenza, l'egoismo, che spinti da un panico estremo porta l'uomo a mostrare il peggio di sé, anteponendo la cattiveria, l’irrazionalità e la brutalità alla ragione, che come scrive l'autore “è di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria”.

Inoltre, questa lettura è una riflessione sull'assenza di umanità, che ci mostra la fragilità umana priva di emozioni e di compassione, dove basta poco per ritrovarsi nel caos più completo che ci guida verso uno stato di confusione, panico e disorientamento. È proprio qui che si vede il talento dell'autore nel descrivere perfettamente la psiche e l'istinto dell'uomo che annulla qualsiasi tipo di sua evoluzione, se il panico prende il sopravvento.

Un libro che sicuramente farà riflettere ogni lettore sulla propria realtà, che se letto in questo periodo di grande difficoltà trova molte somiglianze e spunti di riflessione per uscire tutti insieme vincitori, uniti più che mai. Concludo con questa forte constatazione presente nel libro che l'autore fa seguendo le vicende dei vari personaggi: “Se non siamo capaci di vivere globalmente come persone, almeno facciamo di tutto per non vivere globalmente come animali”.

Una lettura di forte impatto, ma forse veritiera di quello che ci potrebbe aspettare se ci lasciamo andare all’egoismo e all’indifferenza verso gli altri. C’è ancora speranza per l’umanità o saremo costretti a soccombere di fronte al nostro istinto animale?

Al prossimo post.
- La ragazza che si nasconde dietro un libro -

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