EBBENE SI, SONO UNA STUDENTESSA LAVORATRICE

Salve a tutti lettori anonimi, oggi sono qui a scrivere di ciò che mi sento dire diverse volte da quando mi sono diplomata, e ho deciso di essere una studentessa lavoratice.

Lo scorso luglio mi sono diplomata, e con le idee molto chiare e una motivazione alle stelle, ho fatto l'esame di ammissione per una facoltà dell'Università di Padova. Sfortunatamente a settembre ho ricevuto gli esiti, e nonostante un buon punteggio non sono riuscita ad entrare. In quel momento mi era crollato il mondo addosso. Avevo messo tutti i miei sogni, le mie speranze e le mie energie in quel percorso, che volevo intraprendere con tutta me stessa, e con quella notizia ero crollata nel buio più completo.

Per fortuna ci sono state tante persone al mio fianco che non mi hanno abbandonato, che mi hanno sostenuto e teso la mano per rialzarmi, ma l'aiuto più grande è venuto da una ex professoressa del mio isitiuto. Un giorno, per caso, l'ho trovata per le strade della mia città e mi ha suggerito l'Università di Ferrara, anch'essa valida, e che poteva offrirmi lo stesso percorso, anche con una specializzazione in più.

Ho pensato per settimane se valeva la pena iscrivermi a un'università a due ore da casa, se conveniva aspettare l'anno successivo per riprovarci o se c'erano altre soluzioni, ma alla fine ho fatto domanda a Ferrara: volevo con tutta me stessa studiare in quel corso, non volevo aspettare, ed ero pronta a tutto pur di entrare in quella facoltà.
Devo dire che la cosa positiva di questo ateneo è che le lezioni sono registrate in streaming, perciò senza fare su e giù ogni giorno, posso starmene in camera a seguire le lezioni, e andare all'università di persona solo per gli esami o altre necessità.

Avendo scelto di frequentare da casa le lezioni, ho deciso di iniziare assieme a ciò la mia carriera da lavoratrice. Non faccio il lavoro dei sogni, e nemmeno quello più ambito da tutti, ma è pur sempre una posizione part time che mi permette di sostenere gli studi e risparmiare per un futuro senza pesare troppo sui miei genitori, ma questa idea di studentessa-lavoratrice che impatto ha avuto sulle persone che incontravo?

Fortunatamente le persone più vicine a me mi hanno sostenuto in tutto e per tutto, e vedendo gli ottimi risultati ottenuti fino ad ora sono felici per me, ma devo dire che questo pensiero non è condiviso da tutti e non riesco a capirne il motivo.

Una studentessa o studente lavoratore dovrebbe essere apprezzato per il suo impegno e sforzo nel portare avanti due impegni così grandi (senza nulla togliere a chi decide di essere solo studente o solo lavoratore), e non visto come qualcuno che prima o poi fallirà, o nel lavoro o nello studio; perché ebbene si, se uno studente decide di lavorare cinque giorni alla settimana e non solo studiare, per diverse persone è vicino al fallimento, o si prende una strada o l'altra. Ma allora mi chiedo, perché bisogna scoraggiare così tanto una persona che decide di prendere questa strada anche per necessità? Conosco persone, e io per prima, che lavorano non soltanto per voglia di iniziare una carriera lavorativa, ma anche per prendere qualche soldo per aiutare la famiglia o prendersi qualcosa di necessario che forse i genitori non riuscirebbero a dargli. Come può sentirsi una persona che stringe i denti e ce la mette tutta per ottenere buoni risultati, quando qualcuno sminuisce in maniera assoluta tale scelta? Può essere non condivisa, ma non sminuita ai massimi livelli.

Potrei portare altri esempi su quello che mi sento dire e su come viene giudicata la scelta di essere una studentessa lavoratrice, ma penso di aver scritto già il succo del discorso.

Questa riflessione l'ho fatta perché penso che ogni persona che si trova nella mia posizione sa benissimo che è una strada dura, sopratutto quando non lavori solo il weekend, ma tutta la settimana; come sa benissimo che far ciò porta a delle rinunce, come meno tempo libero o meno libertà nel prendere un giorno per sè stessi, ma quando si fa una tale scelta si sa a cosa si va incontro. Per questo credo che far pensare di essere una persona destinata a fallire, in questa impresa, non è piacevole, ma nemmeno rispettoso, sopratutto perché non sempre si sanno le motivazioni che hanno portato una persona ad agire in quel modo. Questo vale anche per tutte le altre cose dove bisognerebbe imparare a pensare prima di parlare.

Penso di essermi già dilungata, ma sono curiosa di sentire la vostra, se anche voi avete vissuto una situazione simile o meno.



Al prossimo post
-La ragazza che si nasconde dietro un libro-


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